Disturbi Alimentari
I disturbi alimentari sono oggi considerati come un unico fenomeno caratterizzato da uno stesso stile relazionale e da organizzazioni di personalità molto simili. Quelli più diffusi sono anoressia e bulimia.
I disturbi alimentari sono un fenomeno complesso perciò per capirli e necessario affrontarli a diversi livelli, da quello sociale a quello individuale e familiare.
A livello sociale il fenomeno ha uno sviluppo relativamente recente. È connesso a componenti di tipo socio-culturale tipiche della nostra società occidentale come il cambiamento del ruolo della donna e l’importanza dell’immagine nel presentarsi bella ed efficiente.
Al livello familiare e individuale possiamo individuare delle caratteristiche comuni dall’esperienza clinica. Vengono fuori delle categorie che danno un idea del fenomeno anche se non possono essere esaustive rispetto alle peculiarità delle storie di ogni persona.
I disturbi alimentari a livello individuale
I vissuti intrapsichici tipici dell’anoressia sono dominati da un bisogno costante di controllo dei propri spazi interni, fino alla decisione di non assimilare alcun elemento esterno. Si avverte anche un’esigenza profonda di delimitare confini dell’Io perchè percepiti come troppo fragili e insicuri.
La sensazione, più o meno consapevole, di essere strumento di giochi familiari sembra significativamente collegarsi a sentimenti di incapacità e di inadeguatezza.
Il sé viene definito dalla relazione per cui non si accetta la definizione di perdente ma non si può rinunciare all’altro per definirsi, così la sconfitta viene ridefinita in termini di sacrificio. Anoressiche e bulimiche hanno anche una forte sensibilità verso le critiche e un forte senso di inconsistenza nel caso di perdita di relazioni.
La famiglia e i disturbi alimentari
La famiglia con disturbi alimentari si presenta fortemente invischiata con un ipercoinvolgimento dei familiari tra loro e una marcata labilità di confini. Questo rende possibile una continua intrusione negli “spazi” fisici e soprattutto psicoemotivi e di conseguenza determina difficoltà nei processi di individuazione e differenziazione.
Le dinamiche relazionali nella coppia genitoriale sono spesso improntate sulla competizione che richiama la semantica vincente versus perdente. Queste dinamiche di solito non sfociano in un conflitto aperto ma lasciano intuire una reciproca frustrazione per la relazione e una svalutazione dell’altro. Nessuno dei partner accetta la definizione dell’altro così c’è una frequenza elevatissima di rifiuti e disconferme. Si evita di dare al conflitto visibilità e soluzioni che favoriscano i processi di differenziazione, con una enorme preoccupazione nel mantenere la pace. C’è una profonda delusione reciproca ed entrambi i genitori tendono a fare la vittima e a colpevolizzare l’altro.
Non c’è una vera leadership, nessuno si assume colpe e responsabilità e si fa fatica a prendere decisioni. La persona con il disturbo è di fondamentale importanza nella regolazione di questa dinamica al punto che è il disturbo stesso ad avere il potere di regolare le relazioni.
Disturbi alimentari e unità familiare
Il mito di queste famiglie è quello della famiglia unità in cui ognuno si sacrifica per gli altri. L’unità familiare è un valore supremo da tutelare ad ogni costo.
I rapporti si presentano come instabili e non definiti perché le differenze scatenano escalation. Perciò vengono ostacolate le specificità individuali che minacciano la coesione e l’unità della famiglia. Ogni movimento di autonomia e di crescita viene così vissuto come una disgregazione catastrofica dell’unità familiare piuttosto che una trasformazione evolutiva dei legami affettivi.
Si viene a generare un blocco evolutivo del sistema, in cui l’angoscia di separazione e di perdita sembra impedire ogni processo di trasformazione, congelando così la famiglia in una sorta di mitico arresto del tempo.
Il disturbo alimentare come protesta
Il disturbo alimentare appare come un’estrema protesta nel tentativo di differenziazione ma rimane protesta muta, confinata nella sfera dell’implicito. L’anoressica è costretta a conformarsi ad un linguaggio familiare che censura e interdice l’esplicitazione di ogni conflittualità. Il sintomo anoressico ci appare così in tutta la sua paradossale ambivalenza: tentativo dolente e spesso clamoroso di introdurre tensioni conflittuali ed elemento fondamentale nel mantenere l’omeostasi familiare.
Prevale l’ambivalenza: da un lato la trasgressione del mito perché lo “sciopero della fame mascherato” è una protesta clamorosa e dall’altro la tutela del mito in cui i “vincoli invisibili di lealtà” fanno prevalere le valenze regressive e protettive.
Terapia dei disturbi alimentari
Dal punto di vista terapeutico risultano molto efficaci le terapie con un approccio sistemico familiare.
Nella terapia dei disturbi alimentari il terapeuta ha il compito di riformulare il sistema familiare. È attivamente coinvolto come agente del rinnovamento mediante l’uso di tecniche per scuotere il sistema e spingerlo a cercare un nuovo equilibrio più salutare.
Le finalità della terapia dei disturbi alimentari sono quelle di:
individuare e rafforzare l’autonomia
riconoscere e risolvere i conflitti latenti
superare lo stress emotivodovuto allo sforzo di evitare le tensioni
stimolare e valorizzare ogni potenzialità di cambiamento e di crescita
Gli obbiettivi della terapia dei disturbi alimentari sono:
- comprendere le dinamiche
- sottolineare la sofferenza personale
- far diventare la paziente protagonista delle vicende familiari
- farle fare una critica esplicita e costruttiva ai familiari
- combattere il suo senso di disvalore
- far passare i fratelli da un atteggiamento competitivo a solidale
BIBLIOGRAFIA
- M.Selvini Palazzoni, S.Cirillo, A.M. Sorrentino, Ragazze anoressiche e bulimiche, Raffaello Cortina.
- M.Selvini Palazzoni, S.Cirillo, M.Selvini, A.M. Sorrentino, I giochi psicotici nella famiglia, Raffaello Cortina.
- S. Minuchin, H.Charles Fishman, Guida alle tecniche della terapia della famiglia, Astrolabio.
- V. Ugazio, Storie permesse e proibite, Bollati Boringhieri.
- De Pascale A. “I disturbi alimentari psicogeni”, in Malagoli Togliatti, Telfener, (a cura di) “Dall’individuo al sistema”, Bollati Boringhieri.
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