Malattia in famiglia

In quest’articolo conosceremo come una malattia grave influenza la vita quotidiana e cosa comporta per la famiglia.
La malattia grave è uno degli eventi critici che spingono una famiglia a cambiare la propria organizzazione, poiché sollecita un cambiamento nelle forme di legame attuate fino a quel momento.
Gli effetti che una grave malattia esercita su una famiglia non sono esattamente prevedibili e sono fortemente collegati a come i membri vivono e interpretano le situazioni critiche. Possiamo cercare di comprenderli con un modello psicologico medico che considera la malattia come un processo in cinque fasi. La struttura non è rigida e le fasi possono anche alternarsi, presentarsi più volte nel corso del tempo, con diversa intensità e senza un preciso ordine. Al pari delle emozioni non seguono regole particolari, come si manifestano così svaniscono, a volte sono miste e sovrapposte.
Approfondiremo inoltre cosa succede nella coppia che è il sottosistema familiare che maggiormente ne risente. In alcune malattie come il cancro, il partner è sottoposto ad un forte stress e aumenta le richieste nella vita quotidiana, manifestando spesso ansia, incertezza e paura della morte.
Le fasi della malattia
Fase della negazione o del rifiuto.
In questa fase il paziente ritiene impossibile di avere proprio quella malattia. All’inizio il processo di rifiuto, circa il proprio stato di salute, può essere funzionale al malato per proteggerlo da un’eccessiva ansia di morte e dargli il tempo necessario per organizzarsi. Con il progredire della malattia, il rifiuto diventa sempre meno funzionale come difesa e può creare dei problemi.
Fase della rabbia.
Superata la negazione iniziano a manifestarsi emozioni forti come la rabbia e la paura che esplodono in tutte le direzioni investendo i familiari. La frase più frequente è “perché proprio a me?”. È una fase molto delicata dell’iter psicologico e relazionale del paziente. Rappresenta un momento critico che può essere sia il momento di massima richiesta d’aiuto, ma anche il momento della chiusura e del ritiro in sé.
Fase del patteggiamento.
A questo punto la persona inizia a verificare cosa è in grado di fare. Si chiede in quale progetti può investire la speranza. Inizia una specie di negoziato che chiama in causa i valori personali e può essere instaurato sia con le persone che costituiscono la sfera relazione del paziente, sia con le figure religiose. In questa fase la persona riprende il controllo della propria vita e cerca di riparare il riparabile.
Fase della depressione.
Rappresenta il momento nel quale il paziente inizia a prendere consapevolezza delle perdite che sta subendo o che sta per subire. Di solito si manifesta quando la malattia progredisce ed il livello di sofferenza aumenta. Si possono distinguere due tipi di depressione: una preparatoria ed una reattiva. La prima ha un aspetto anticipatorio rispetto alle perdite che si potranno subire. La persona non nega più la sua condizione di salute e inizia a prendere coscienza che la ribellione non è possibile. Di conseguenza la negazione e la rabbia vengono sostituite da un forte senso di sconfitta. La depressione reattiva è conseguente alla presa di coscienza di quanti aspetti sono andati persi in termini di identità, di immagine corporea, di potere decisionale e di relazioni sociali. Quanto maggiore è la sensazione dell’imminenza della morte, tanto più è probabile che la persona viva fasi di depressione.
Fase dell’accettazione.
In questa fase il paziente tende ad essere silenzioso ed a raccogliersi. Sono inoltre frequenti momenti di profonda comunicazione con i familiari e con le persone che gli sono accanto. È il momento dei saluti e della restituzione a chi è stato vicino al paziente.
La malattia come transizione
La malattia dà il via ad una transizione per affrontare la morte come passaggio d’eredità materiale e morale. In questo senso la malattia presenta una caratteristica inequivocabile della fase anziana ossia l’essere contraddistinta dall’esperienza della perdita.
La morte diventa il marcatore della transizione in quanto dà significato a tutti gli altri eventi e attiva aspetti simbolici. Il passaggio dalla presenza all’assenza lascia un vuoto reale, ma contemporaneamente fa emergere il piano delle connessioni simboliche familiari e sociali. Inoltre obbliga i familiari a procedere con un passaggio di consegne che comporta la distribuzione delle parti e delle eredità familiari, per un riassetto dell’equilibrio gerarchico all’interno delle relazioni familiari.
In altre parole, la generazione anziana è chiamata a fare spazio in modo attivo ai figli adulti, riconoscendoli come responsabili della crescita delle generazioni successive e della cura di quelle precedenti. La generazione adulta è chiamata, a sua volta, ad assumere una posizione di capofila generazionale. Serve quindi un lavoro congiunto d’assunzione di responsabilità nell’esercizio della cura, verso i figli e verso i genitori.
Questo processo può essere difficoltoso se la famiglia è stata già colpita da lutti che non ha saputo affrontare oppure se vi sono lutti irrisolti nelle generazioni precedenti. La transizione avviene con successo quando la prima generazione si trasforma in una presenza interiorizzata che dà forza alla generazione seguente.
dott. Ilario De Gaetanis – Psicologo Bologna